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Da oggi a Formello ci si sposa “all’Etrusca”. Matrimoni civili ricostruiti sul modello dell’antica Etruria da archeologi e rievocatori: una proposta inedita nel Lazio

 

Una cerimonia nuziale ricostruita filologicamente, nei dettagli, secondo la tradizione etrusca, che si integri al rito civile: questa la proposta elaborata dall’associazione di promozione sociale Amici del Museo dell’Agro Veientano, affidataria da marzo 2017 del servizio di gestione dell’omonimo spazio museale. Un’offerta finora inedita nel Lazio ma accessibile, da oggi, a tutti coloro che vogliano contrarre matrimonio a pochi chilometri da Roma, sul suolo del Comune di Formello.

Il progetto sfrutta la deliberazione n. 108 del 09.08.2016, secondo la quale è possibile celebrare le nozze civili in tutte le aree demaniali del Comune. Sabato 8 luglio, ore 18:30, nel cortile della storica dimora di Palazzo Chigi, fulcro dell’accoglienza turistica formellese,  verrà dato un saggio del matrimonio etrusco attraverso la messa in campo di una rievocazione storica, in collaborazione con il progetto Anticae Viae: un uomo, abbigliato secondo la moda dell’epoca, attenderà l’arrivo del corteo nuziale e della sua promessa sposa, con cui convolerà a nozze secondo il rituale utilizzato dagli Etruschi oltre 2500 anni fa.

Lo scopo dell’iniziativa è duplice: dal punto di vista “spaziale”, la valorizzazione del territorio di Veio e dell’Ager Veientanus, ricco di luoghi potenti e significativi; dal punto di vista “temporale”, la rievocazione e la diffusione di usi e costumi dell’affascinante civiltà etrusca, che già riecheggiano nei reperti contenuti nel Museo dell’Agro Veientano. Il fine ultimo, che è poi il traguardo finale dell’associazione, è quello di dare vita a un turismo sostenibile sul territorio, richiamando curiosi e interessati da Roma e dai paesi limitrofi.

Il matrimonio etrusco, ricostruito finemente da archeologi professionisti ed abili rievocatori storici, sarà dunque alla portata di tutti e potrà essere svolto in un bosco, una grotta, un cunicolo o il prato intorno a una cascata, ma anche al centro del Paese o presso lo stesso museo etrusco, luoghi d’elezione per celebrare nozze originali in un ambiente non asettico come quello delle sale comunali, ma anzi pregno di storia e di cultura.

Il matrimonio potrà essere completato con la cerimonia della promessa di matrimonio, caratteristica e densa di simboli, da svolgere il giorno prima delle nozze. Originale anche “l’addio al nubilato” etrusco, un divertente incontro fra amiche negli spazi del MAV, tra sessioni di acconciatura antica e racconti sulla femminilità e sulla sensualità dei nostri antenati, così lontani nei tempi, così moderni e vicini nei gesti e nelle mode.

 

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Per maggiori informazioni sui matrimoni a tema etrusco:

matrimoni.amicimav@gmail.com

 

Per ulteriori dettagli sull’evento “Veio. Il fascino della Frontiera Etrusca”

https://www.facebook.com/veiofrontieraetrusca/

 

 

 

Agro Veientano, matrimonio, museo dell'agro veientano, palazzo chigi, Senza categoria, Turismo sostenibile, Usi e costumi, veio, Visite guidate

Veio. Il fascino della Frontiera Etrusca. Una tre-giorni di viaggio spazio-temporale attraverso l’Agro Veientano, alla riscoperta di un popolo e di un territorio da valorizzare

 

 

 

Veio. Il fascino della Frontiera Etrusca.

50 km a piedi in tre giorni –7, 8 e 9 luglio-, percorrendo l’Ager Veientanus, a nord di Roma in direzione di Veio, sulle orme dell’antica civiltà etrusca: ecco il progetto di valorizzazione territoriale proposto dal neonato sodalizio di rievocazione storica sorto dalla collaborazione fra l’associazione di promozione sociale Amici del Museo dell’Agro Veientano, il progetto Anticae Viae, e l’associazione giovanile Libera_mente. Il gruppo partirà da Trevignano e, marciando, approderà a numerose località ed aree archeologiche della zona, attraversando  tre parchi regionali e visitando quattro musei inseriti nel sistema MANEAT, di cui il Comune di Formello è capofila. Lungo la strada, una serie di attività di diversa tipologia –dalle visite guidate, agli allestimenti scenici, dai laboratori didattici, agli spettacoli e alla teatralizzazione- attraverso le quali i visitatori potranno apprendere differenti aspetti della società etrusca.

In questo viaggio spazio-temporale i pellegrini comprendendo la storia del proprio territorio, di cui rappresentano gli attuali fruitori, si spoglieranno progressivamente delle loro vesti contemporanee, indossando per contro quelle degli antichi Etruschi. All’arrivo a Palazzo Chigi di Formello, i sodales, ormai divenuti uomini del passato, prenderanno parte a un matrimonio celebrato secondo l’usanza dell’antica Etruria. La sposa, accompagnata da un nutrito corteo nuziale, raggiungerà il marito nel cortile, dove i due si giureranno eterno amore durante una cerimonia filologicamente ricostruita. L’ultimo tratto del cammino collegherà Formello e il suo Museo con la Città di Veio, dove i viaggiatori, infine, torneranno alla loro dimora ancestrale.

I camminatori invitano chiunque lo desideri ad unirsi al pellegrinaggio o ad attenderli nei luoghi toccati dalla marcia, che sia per affidare loro una missione speciale durante il tragitto, o per apprendere le tradizioni dell’antica Veii, per scambiarsi un saluto, offrire dell’acqua o, perché no, scattarsi una foto con loro. Si informa, tuttavia, che si tratta di  una marcia e non di una passeggiata organizzata, in cui si riceve un servizio. Amici MAV, Anticae Viae e Libera_mente declinano, pertanto, ogni responsabilità su chi, indipendentemente, deciderà di seguire i marciatori che attraversano il territorio e informano che l’andamento della camminata non sarà tarato sulle capacità medie di chi seguirà il gruppo. Chiunque volesse unirsi alla marcia, deve quindi: essere indipendente per quanto riguarda cibo e acqua, responsabile verso se stesso e verso i minori che porta con sé, avere cura di dotarsi di calzature ed equipaggiamento adeguato ed essere consapevole dei propri limiti fisici o di salute, in un lungo precorso e soprattutto durante giornate calde come quelle previste.

 

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PROGRAMMA

 

7 luglio 2017, venerdì: TREVIGNANO ROMANO (Rm) – MONTEROSI (VT) – MAZZANO ROMANO (VT), 25 km circa, difficoltà medio-facile (Attraversamento del “Parco dei Due Laghi” e del “Parco del Treia”)

TREVIGNANO ROMANO

ore 8.00: rito augurale presso il locale Museo Civico Etrusco Romano

ore 8:15: incoronamento viaggiatori

ore 8:30: partenza della marcia

MONTEROSI

ore 11.30: arrivo viaggiatori

Ore 12.00: sosta presso il lago

MAZZANO ROMANO

ore 17.30-18.00: arrivo a Mazzano Romano

ore 18.00: rito presso il locale MAVNA (Museo Archeologico Virtuale di Narce)

ore 18.30: partenza da Mazzano Romano con gruppi locali

AGRITURISMO CASALE SUL TREJA

ore 19.30: arrivo Casale sul Treja (Mazzano Romano)

ore 21.00: storytelling marcia, musica, cena e giochi etruschi

 

8 luglio 2017, sabato:  CASALE SUL TREJA – FORMELLO (Rm), 14 km circa, difficoltà facile (attraversamento “Parco del Treja” e “Parco di Veio”)

CASALE SUL TREJA

ore 09.00: partenza per Campagnano Romano (Rm)

CAMPAGNANO ROMANO

ore 11.00: arrivo al Museo Civico Archeologico di Campagnano, rito

ore 13.00: arrivo nella Valle del Sorbo (Formello). Sosta, pranzo gruppo, riposo

ore 16.40-17.00: partenza per Formello

FORMELLO

ore 18.30: arrivo marciatori presso il Museo dell’Agro Veientano

ore 19.00: arrivo corteo sposa, rievocazione di celebrazione di un matrimonio etrusco

ore 21.00: racconti etruschi

 

9 luglio 2017, domenica: FORMELLO (Rm) – VEIO (Isola Farnese, Comune di Roma, XV Municipio), 10 km circa, difficoltà facile

ore 09.00: partenza da Formello

ore 16.00: arrivo dei marciatori all’antica Città di Veio, Area Archeologica di Portonaccio (con apertura straordinaria a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale)

ore 17.30: rievocazione di rito presso il Santuario di Portonaccio

 

 

Manuela Giammarioli

Ufficio Stampa e Comunicazione “Veio. Il fascino della Frontiera Etrusca” e

Amici del Museo dell’Agro Veientano

 

Agro Veientano, Donne, Iconografia, matrimonio, museo dell'agro veientano, Senza categoria, Usi e costumi, veio, Veio Quotidiana

“Veio Quotidiana”, Puntata speciale per la Festa della Mamma, n. 8 “In famiglia con gli Etruschi: il ruolo della donna nella società e nella famiglia”

Abbiamo già più volte parlato del ruolo della donna nella società etrusca, importante al punto che alcuni studiosi hanno ipotizzato che fosse basata sul matriarcato. F. Altheim scrive che “mentre a Roma, il pater familias era l’uomo, in Etruria era la donna”.

Decisamente, se noi donne avessimo potuto scegliere in che epoca dell’Antichità nascere, avremmo dovuto scegliere l’antica Etruria: avremmo goduto di una condizione che era pressoché unica nel mondo mediterraneo. Le donne etrusche erano, infatti, istruite e piuttosto libere:  non sapevano soltanto tessere e filare, ma partecipavano insieme ai mariti ai banchetti e ai simposi, così come a tutte le altre occasioni di vita pubblica e mondana, quali le corse di cavalli, i giochi ginnici e gli incontri di pugilato, e mettevano spesso bocca negli affari trattati dal consorte.

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Sarcofago degli Sposi, VI sec. a.C, Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Fondamentale era anche il ruolo della donna come madre, che condivideva con il marito l’autorità sui figli: molto spesso, nelle epigrafi, si ritrova il nome materno accanto a quello paterno. Il nome delle donne etrusche era preceduto dal prenome, il che faceva sì che la donna si identificasse con una sua personalità e peso all’interno della famiglia, mentre le donne romane, pur se di una certa importanza, rimanevano genericamente “una Claudia” o “una Cornelia”. La struttura dell’onomastica etrusca prevedeva: il prenome, più il nome della famiglia (gentilizio) e, in epoca più tarda, anche il cognome (un soprannome), il patronimico e a volte il matronimico (nome e cognome della madre e del padre). Dunque le donne d’Etruria, anche da sposate, mantenevano il nome della propria famiglia. I romani, invece, non è che fossero proprio gentili con le loro dolci metà: tutt’al più, scrivevano sulle loro tombe “domum servavit”, ossia “è stata una buona servetta nella mia casa”… che gentlemen!

Di tutt’altra considerazione godevano le donne etrusche, che potevano tramandare il proprio cognome ai figli, soprattutto fra i ceti più abbienti: al contrario dei Romani, che ricordavano solo il nome della “gens” delle donne, esse erano dunque chiamate con il loro “nome proprio”, sintomo della stima e considerazione che in cui venivano tenute e che fece loro guadagnare il disprezzo da parte dei Romani. Le donne e gli uomini, all’interno della famiglia, avevano ruoli e compiti differenti, ma ugualmente importanti; le etrusche avevano dei propri beni, schiavi ed attività e, quando gli aristocratici loro mariti morivano in guerra, ne ereditavano le ricchezze e il potere, così come avverrà, più tardi, per le donne romane d’età imperiale.

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Sarcofago di Larthia Seianti, 150-130 a.C.,  Firenze, Museo Archeologico Nazionale

Le donne etrusche di un certo rango –che sono per l’appunto quelle di cui si sta parlando, perché le donne “del popolo”, ovviamente, non dovevano godere di certi privilegi- potevano partecipare alla vita politica ed esercitavano davvero il potere a proprio vantaggio, come nel caso dell’aristocratica Tanaquilla, la quale convinse il marito a trasferirsi a Roma e, successivamente, ebbe un ruolo preponderante nel favorire la carriera del marito che, alla fine, divenne Re con il nome di Tarquinio Prisco e, dopo la sua morte, favorì la carriera del genero Servio Tullio. Del resto, “Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”, diceva Virginia Woolf, o, per dirla come i Latini, “Dotata animi mulier virum regit” (“Una donna dotata di spirito sostiene il marito”).

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Particolare della Tomba dell’Orco, IV sec. a.C., Necropoli dei Monterozzi

Ma la donna etrusca non era solo una donna mondana, che amava prendersi cura della propria bellezza, partecipare agli eventi e alla vita politica del suo tempo: era anche l’angelo del focolare, come dimostra la quantità di mestoli, stoviglie, vasi e piatti rinvenuti negli scavi. E le Etrusche non si accontentavano mica di roba da quattro soldi! Esigevano manufatti di prima qualità, che venivano acquistati dai migliori mercanti etruschi o commercianti italici e greci che si rifornivano in grandi empori.

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Le “mamme” del Museo dell’Agro Veientano di Formello, V sec. a.C.

In assenza di fonti letterarie non possiamo essere certi dell’apporto e del ruolo della donna nell’educazione dei figli, ma non è difficile immaginare che, in quanto ad affetto, abbiano dato ai figli tutto ciò che potevano come, del resto, le mamme di ogni epoca.

 

In merito a questo argomento, abbiamo però una traccia importantissima in un reperto del territorio veientano: l’Alfabetario di Formello.
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Tumulo Chigi, Monte Aguzzo, Formello
Rinvenuta negli scavi di fine ‘800 nel tumulo Chigi (Monte Aguzzo), questa anforetta di bucchero presenta incise alcune formule alfabetiche greche, una formula magica (tipo abracadabra dell’epoca) e la dedica. In questa emerge il ruolo della madre, che si chiama Ania, che dona il vasetto (‘achapri’) fatto dal vasaio o incisore Velthur, al figlio Venel.
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Trascrizione dell’alfabetario di Formello
Quanta modernità in questo rapporto! Ania si preoccupava che il figlio conoscesse le lingue straniere e si formasse per diventare un uomo all’altezza del proprio ruolo (ricordiamo che il Tumulo Chigi era il sepolcro dei rappresentanti della Gens Pepuna, una delle famiglie più potenti della Veio della metà del VII sec a C.).
Purtroppo sembra che il ragazzo, forse un po’ gracile e debole, venne a mancare in giovane età, ma la dedizione materna di questa donna è pervenuta fino a noi superando i millenni.
Oggi questo oggetto è conservato presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, ed è stato uno dei punti di partenza per la comprensione della misteriosa  lingua etrusca, ma non possiamo dimenticare la sua provenienza veientana e formellese, e la sua natura, un dono di educazione.

E voi, che farete per la Festa della Mamma? Venite a trovare tutte le mamme del Museo dell’Agro Veientano! Abbiamo organizzato visite gratuite con focus su questo tema e, per i vostri bimbi, laboratori in cui verranno creati splendidi doni per voi! Per info e prenotazioni: didattica.amicimav@gmail.com

 

Manuela Giammarioli

 

Fonti

http://storia-e-mito.webnode.it/products/la-donna-etrusca/

 

http://www.antoniobrancadoro.it/etruschi/etrus3.htm

 

http://www.taccuinistorici.it/ita/news/antica/usi—costumi/Famiglia-etrusca.html

 

http://ilmondodiaura.altervista.org/ETRUSCHI/FAMIGLIA.htm

 

http://www.summagallicana.it/lessico/e/Etruschi.htm

 

http://ilmondodiaura.altervista.org/ETRUSCHI/etruscadonna.htm

 

Donne, Iconografia, matrimonio, museo dell'agro veientano, palazzo chigi, Usi e costumi, veio, Veio Quotidiana

“Veio quotidiana”, Puntata n.5: gli Etruschi e il Sesso! (Vietata ai minori di 14 anni)

 

Eccoci giunti alla quinta puntata di “Veio Quotidiana”! Oggi, come promesso, parleremo del tanto atteso tema del Sesso per gli Etruschi! Per favore, se avete meno di 14 anni, allontanatevi subito dal pc!

Pare che gli Etruschi fossero abbastanza easy sull’argomento. Ma la solita problematica, da noi già evidenziata, dell’impenetrabilità della loro lingua non ci fa comprendere se avessero solo una certa scioltezza nei costumi sessuali, un atteggiamento non dissimile dall’emancipazione odierna, o si trattasse di una vera e propria sfacciata promiscuità e dissolutezza.

Nei dipinti parietali di alcune tombe troviamo il motivo erotico in tutte le sue sfumature: vi sono alcune scene di amore eterosessuale ed altre omosessuale, non mancano le gang bang (ammucchiate!),  scene di sadismo, prostituzione sacra (le sacerdotesse si offrivano ai viaggiatori in cambio di denaro utile alla gestione del tempio)…

Premettiamo una condizione necessaria affinché tutto ciò fosse permesso: la condizione della donna etrusca era molto diversa da quella delle donne greche e romane, le quali uscivano raramente di casa, non avevano un’istruzione e non conoscevano che il proprio marito: le Etrusche erano istruite, potevano truccarsi e vestire in modo provocante e poi, tutte in tiro, partecipavano ai banchetti e ammiccavano a uomini che non erano i loro, pur ricercando a livello amoroso un rapporto saldo e duraturo con il proprio marito.

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Specchio bronzeo dell’Antiquarium del Palatino, oggi nel Casino Salvi (Antiquarium Comunale sul Celio)

Scrive Teopompo, storico e retore, allievo di Isocrate, che visse alla corte di Filippo il Macedone, nel IV secolo a.C., che “E’ usuale presso gli Etruschi avere le mogli in comune. Esse hanno gran cura del loro corpo e fanno molta attività fisica, a volte insieme con gli uomini e a volte tra di loro. Non è vergognoso per loro farsi vedere nude. Prendono i loro pasti non vicino ai mariti, ma a fianco di qualsiasi uomo presente e bevono alla salute di chi vogliono. Sono buone bevitrici e anche di bell’aspetto. Gli etruschi allevano tutti i bambini che nascono, anche se non sempre sanno chi è il padre. E questi vivono come coloro che li hanno allevati, banchettando di continuo ed avendo rapporti con tutte le donne. Presso gli etruschi non è vergognoso avere rapporti sessuali in pubblico e perfino subirli, poiché hanno anche quest’usanza. E sono così lontani da qualsiasi pudore che quando il padrone di casa sta facendo all’amore e qualcuno lo cerca, dicono apertamente che sta facendo la tale e tal cosa, senza vergognarsi di chiamare l’atto col suo nome”.

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Sarcofago di Larth Tetnies e della moglie Thanchvil Tarnai, IV sec. a.C., scoperto nella necropoli di Ponte Rotto (tomba dei Tetnies) a Vulci, Museum of fine arts, Boston

Gli Etruschi sarebbero stati, praticamente, degli svergognati, pur ricercando l’amore con la A maiuscola nel rapporto matrimoniale, che vede -caso raro nell’antichità- uomo e donna sullo stesso piano!

Teopompo ad oggi viene ritenuto da molti semplicemente un narratore di dicerie e pettegolezzi che circolavano ai suoi tempi; il suo sguardo, comunque, può bene riflettere quello, certamente di parte, di tutta la popolazione ellenica verso la civiltà etrusca.

La concezione di un comportamento femminile di tale emancipazione e libertà di costumi era incomprensibile ai Greci tanto che il sostantivo “Etrusca”, presso di loro, divenne sinonimo di “prostituta”. Questo probabilmente perché i greci, ammettendo solo le “Etere” presso i propri banchetti, giudicavano male il fatto che gli Etruschi accettassero di farvi partecipare anche le proprie mogli… Tuttavia, sembra che questo popolo non praticasse la poligamia, ma che fosse anzi monogamo e tenesse in gran conto il valore del matrimonio; dai dipinti parietali rinvenuti sulle tombe sembra che le donne, presso i banchetti, sedessero accanto ai propri mariti e non al primo venuto e che le uniche davvero nude e “avvinazzate” fossero le danzatrici. Se la paternità indistinta era, in generale, una caratteristica di diverse civiltà primitive, (e gli Etruschi non si possono certo definire “primitivi”!) dagli affreschi giunti fino a noi non risultano giovani che compiono atti sessuali: essi sono intenti in attività tipiche della loro età, sempre sotto la supervisione degli adulti (che poi, proprio i Greci avrebbero da ridire sui costumi sessuali dei giovanetti?)

La presunta “svergognatezza” degli Etruschi si dovrebbe, infine, ricondurre nell’ambito di una più normale “naturalezza”, senza particolari pudori, con cui veniva vissuta la sessualità.

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Particolare della Tomba dei Tori, 530 a.C. circa, Necropoli dei Monterozzi, Tarquinia

Ma dove possiamo incontrare esempi visivi della sessualità etrusca? Vi sono numerosi ex-voto raffiguranti genitali maschili e femminili; numerose sono le raffigurazioni erotiche sul retro degli specchi, ma si tratta soprattutto di soggetti tratti dalla mitologia greca, così come avviene per molti vasi di terracotta: il primo esemplare a noi noto con scene erotiche di origine etrusca è il vaso di Tragliatella, attualmente al museo di Villa Giulia, a Roma. Per quanto concerne la pittura parietale, vi sono due importanti testimonianze nella Necropoli di Monterozzi a Tarquinia (VT).

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Particolare della Tomba dei Tori, 530 a.C. circa, necropoli dei Monterozzi, Tarquinia

Nella Tomba dei Tori, del 530 a.C. circa., composta da un grande atrio da cui si dipartono due camere, i sei frontoni presentano raffigurazioni animalistiche e araldiche. Nello spazio fra le due porte della parete di fondo è rappresentato Troilo, il più giovane dei figli del re troiano Priamo, che a cavallo si dirige verso una fonte, luogo in cui Achille, secondo la tradizione non contraccambiato nel suo desiderio per il principe, lo assale, uccidendolo successivamente nel tempio di Apollo, dove questo si era rifugiato per sfuggirgli. Si tratta dell’unica scena derivata dalla mitologia ellenica di tutta la pittura parietale della Tarquinia, di epoca arcaica.

Nel fregio sopra le due porte della parete di fondo si trovano due tori. Sulla sinistra, il primo toro guarda pacatamente verso lo spettatore, incurante dell’atto sessuale che ha luogo a poca distanza da lui: un uomo penetra una donna distesa, con la schiena sulla schiena di un altro uomo. Tutti i partecipanti all’orgia sono nudi e, secondo la tesi di alcuni, fra cui Omero Bordo di Etruscopoli.it, in origine vi potrebbe essere stata anche la figura di un’altra donna (cancellata? deteriorata? mai realizzata?), a cui l’uomo carponi praticava un cunnilingus.

L’altro toro invece è visibilmente infuriato, e sembra stia per incornare una coppia che pratica un rapporto omosessuale fra i campi e che appare indifferente alla minaccia dell’animale.

Nei dipinti, bisogna notare che gli uomini sono dipinti con colori scuri, le donne con colori chiari; nella scena “campestre”, l’uomo che si trova dietro -fa notare il sito della Onlus Canino Info- ha dei tratti somatici  e il copricapo che ricordano quelli del ritratto di Troilo nella zona centrale della tomba; inoltre il diverso atteggiamento dei tori verso le due scene, eterosessuale e omosessuale, sembra una condanna del secondo a favore del primo. Si tratta, forse, di un’opinione negativa sull’omosessualità da parte del defunto sepolto nella tomba (personificato, forse, nel toro infuriato, dai tratti fortemente antropomorfi)? In effetti l’omoerotismo, pur se praticato, non entra mai nella quotidianità della vita degli Etruschi, come invece fu per i Greci. In alternativa, si crede che l’intero ciclo potrebbe rappresentare una condanna dei costumi ellenici per cui Achille, notoriamente avente un ruolo “attivo” nei rapporti con Troilo (perpetrati, anzi, in modo talmente furente che, secondo alcune versioni, Troilo ne sarebbe rimasto ucciso), passa al ruolo di “passivo”, rappresentando cioè il Greco dominato e punito.

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Particolare della Tomba della Fustigazione, 510-500 a.C., Necropoli dei Monterozzi, Tarquinia

La seconda tomba della Necropoli di Monterozzi dai soggetti parecchio spinti è la Tomba della Fustigazione, datata fra VI e V sec. a.C. Qui possiamo osservare come la donna si trasformi solo in un oggetto sessuale. Sulla parete di fondo e sulle laterali di questo sepolcro a camera unica si trovano tre porte, che rappresentano altrettanti passaggi per l’aldilà. Sulla parete destra si trova la “fustigazione” che dà il nome a tutta la tomba, e rappresenta una donna sodomizzata da un uomo, che la frusta con una verga, e mentre esegue una fellatio verso un secondo uomo, che la colpisce a mani nude: una scena che sarebbe piaciuta al Marchese De Sade. Un secondo gruppo sulla stessa parete mostra una donna impegnata con due uomini in un rapporto sessuale, nella posizione “a sandwich”.

In questo caso, non sembra possano esserci molte diverse letture:  sembra evidente che il ciclo dei dipinti rifletta un apprezzamento del sesso da parte del defunto: dipingerlo sulle pareti del monumento funebre significa portare un po’ di quelle emozioni nella vita dopo la morte (di cui abbiamo parlato la scorsa settimana).

In mancanza di fonti scritte, purtroppo, non molto di più ci è dato di sapere, ciò che è certo è che le scene dipinte su queste tombe, così vitali -sia che siano soltanto un’esaltazione gioiosa dell’atto sessuale, sia che abbiano una funzione educativa- rappresentano un sostanziale contrasto con la dimensione in cui si collocano riproponendo, ancora una volta, quel binomio di Amore e Morte, presente fin dalle antiche tradizioni, in tutte le epoche.

E per finire in bellezza vi annunciamo che da oggi AMICI MAV vi aiuterà, se vorrete, a celebrare l’Amore assistendovi nella vostra cerimonia civile all’aperto a Formello, in tutti gli spazi demaniali del Comune (torrenti, prati, boschi e persino nel nostro museo… nulla vi è più precluso!), e, se volete, anche con il rito e addio al nubilato etruschi! Questa settimana apriremo la nostra pagina FB dedicata… intanto, se volete, scriveteci a matrimoni.amicimav@gmail.com!

Manuela Giammarioli

Fonti

http://www.larth.it/lo-status-della-donna/

http://www.stilearte.it/come-facevamo-lamore-al-tempo-degli-etruschi-accusati-di-eccessive-liberta-sessuali/

http://www.canino.info/inserti/monografie/etruschi/eros_etruschi/eros_etruschi_3.htm

https://lombradelleparole.wordpress.com/2015/12/08/la-libido-al-tempo-degli-etruschi-come-facevamo-lamore-al-tempo-degli-etruschi-accusati-di-eccessive-liberta-sessuali/

https://it.sputniknews.com/opinioni/201702144072104-amore-sesso-al-tempo-degli-etruschi/

https://www.etruscopolis.com/tomba-dei-tori

http://www.instoria.it/home/tomba_tori_fustigazione_tarquinia.htm

Claudio Lattanzi, Amore e sesso al tempo degli Etruschi, Intermedia Edizioni

https://sites.google.com/site/ieraporneusis/etruschi

http://www.canino.info/inserti/monografie/etruschi/eros_etruschi/eros_etruschi_2.htm