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L’Agro Veientano, cos’era? Puntata 2/5

Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica bisettimanale sull’Agro Veientano: questa seconda puntata affronterà le trasformazioni del nostro territorio in epoca romana, e parliamo di un periodo di circa 800 anni! Suddivideremo dunque l’intervento in due parti distinte, una per la fase repubblicana e una per quella imperiale, e vedremo che la separazione tra le due età anche a Veio è stata notevole, e proprio nel periodo di cesura tra le due fasi, durante la dinastia Giulio-Claudia, i romani, complice la politica di Augusto, tentarono di rievocare i fasti della Veio etrusca, con molta demagogia e, forse, con qualche senso di colpa per aver distrutto una cultura così antica e genitrice di quella romana.

La conquista romana di Veio avvenne dopo 10 anni di assedio nel  396 a.C.. Questo ci racconta Tito Livio (fine I sec. a.C.) e sembra di rivedere dettagli improntati sull’assedio più famoso dell’antichità, quello di Troia, come quello dello stratagemma per rompere l’empasse, il mitico cavallo di Ulisse che, a Veio, diventa il cunicolo di Furio Camillo.

1 Francesco Salviati, Furio_Camillo_in trionfo, 1545, Palazzo Vecchio Firenze
Francesco Salviati, Furio Camillo in trionfo, 1545, Palazzo Vecchio, Firenze

Questo perché la conquista di Veio fu il primo grande passo per la conquista del mondo conosciuto per i romani, e le sperimentazioni che attuarono sul territorio furono quelle che, raffinate in secoli di conquiste, divennero la strategia espansionistica della civiltà che ha dominato il mondo.

Roma all’inizio del IV secolo raddoppiava così il proprio territorio, divenendo padrona della bassa valle del Tevere (probabilmente le saline alla foce già erano sotto il suo controllo da decenni) e questo diede uno sfogo significativo alla richiesta di terre da parte dei romani; non mancarono poi alcune frange di popolazione etrusca che si erano schierate contro l’aristocrazia veiente, appoggiando il sistema repubblicano di Roma.

Fu dalla fusione di romani ed etruschi che nacquero quattro nuove tribù con le quali venne colonizzato l’Agro Veientano: la Stellatina, la Tromentina, la Arniensis e la Sabatina, che prese il nome dal Lacus Sabatinus (Lago di Bracciano) e dalla catena montuosa che divideva i territori di Veio e di Faleria.

Mentre lo sfruttamento delle terre rimase simile a quello etrusco, fattorie sparse nella campagna, mutò il sistema di comunicazione con la ristrutturazione delle strade: si strutturarono la Flaminia (220 a.C.) e la Clodia (attuale Braccianese) e solo infine la Via Cassia (metà II sec. a.C.), concepita come una sorta di autostrada verso l’Etruria ormai domata, che evitava di passare per il centro abitato di Veio, che nel frattempo si era notevolmente ridotto, e solo alcune aree centrali del pianoro erano ancora abitate.

2 mansio di baccano e via cassia, campagnano di Roma
Mansio di Baccano e Via Cassia, Campagnano di Roma

L’iniziale floridezza del territorio subì una battuta d’arresto alla metà del III sec. a.C., forse a causa delle guerre puniche (la leva militare della seconda guerra fu notevole nei territori intorno a Roma), e forse anche a causa del timore nei confronti dello stesso Annibale, che spinse molti a rifugiarsi nella città; vi fu anche il progetto nel 210, forse mai realizzato, di deportare a Veio i Campani che si erano alleati con i Cartaginesi, che dimostra però una certa disponibilità di terre libere in quel periodo.

Il II secolo a.C. non lascia molte tracce a parte la Cassia e dobbiamo arrivare al 46 a.C. per ritrovare Veio nelle cronache: Cesare vi inviò come coloni alcuni suoi veterani, donando loro terre, ma poi alla sua morte e durante le guerre che ne scaturirono, a Veio avvennero anche delle scaramucce che determinarono un altro momento di crisi della città.

3 augusto di prima porta, I sec a.C., Musei Vaticani
Augusto di Prima Porta, I sec. a.C., Musei Vaticani, Città del Vaticano

La fase imperiale si apre con Augusto che prima (intorno al 27 a.C.) rifonda la città, trasformando Veio in Municipium Augustum Veiens, inviandovi i propri veterani delle guerre d’Egitto (XXII Legio Deiotariana), e poi favorisce nuove edificazioni, dotandola di tutti gli edifici pubblici necessari al funzionamento di un municipio: queste strutture sono note fin dagli scavi di inizio ‘800 che hanno restituito materiali architettonici di pregio, che poi sono stati acquisiti dalle collezioni Vaticane.

Le attuali ricerche archeologiche ed epigrafiche dimostrano come nel periodo a cavallo tra I sec. a.C e I sec. d.C., epoca della dinastia Giulio-Claudia, a Veio solo circa il 10% dei notabili aveva ancora nome etrusco e che i personaggi influenti della città forse neanche vi risiedevano, visto che in alcuni casi i Centumviri di Veio (il senato locale) si riuniva a Roma nel tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare.

La discontinuità con il passato è garantita da una forte volontà di Augusto stesso, che manda suoi uomini di fiducia, spesso potenti liberti (ex schiavi che nel I sec. d.C. assunsero un ruolo di potere): Augusto rifonda Veio, finanzia Virgilio nella stesura dell’Eneide (dove Enea, il cui culto è attestato tra i veienti di V secolo, si allea con l’etrusco Tarconte per la vittoria su Turno), sovvenziona Tito Livio nella ricostruzione della Storia Romana e infine, dopo aver assunto tutte le cariche disponibili e tornando ad essere potente come uno degli antichi Re, si fa seppellire in un tumulo etrusco, ben evidente anche oggi a Piazza Augusto Imperatore a Roma.

Nello stesso periodo però Properzio piange le sorti di Veio ricordando come “dove un tempo sedevano re sui troni d’oro, ora pascolano le pecore e si miete il grano”: effettivamente mentre la città vive di alti e bassi le campagne sono molto floride, con l’affermarsi della villa rustica tra la tarda repubblica e i primi due secoli dell’impero, soprattutto per la gestione della produzione di cereali e forse di olio (la statua di Priapo detta “Maripara” conservata presso il Museo dell’Agro Veientano ricorda le preghiere verso il “Dio degli Horti”), ma non di vino, che era di scarsa qualità stando a Marziale, che afferma che il vino di Veio veniva acquistato dai tirchi o dato agli schiavi.

4 maripara, statua di Priapo, II secolo d.C., Formello
Maripara, Statua di Priapo, II sec. d.C., Museo dell’Agro Veientano, Formello

Di ville importanti ne conosciamo molte da scavi e ricognizioni, e molte a Formello nella zona di Selva Piana connesse alla viabilità principale da strade pavimentate, e con continuità di vita almeno fino al III secolo, ma tra le altre ne spiccano due legate ad altrettanti imperatori: la Villa di Livia e la Villa dei Severi.

La prima, presso Prima Porta, era la residenza della moglie di Augusto, che decise di mettere così il Tevere tra sé e il marito, visti i rapporti quantomeno difficili tra i due, mentre la seconda, legata per tradizione a Settimio Severo e archeologicamente a suo figlio Geta, dove all’inizio del III secolo avvenne parte del supplizio del Vescovo Alessandro, conclusosi nella vicina mansio della Valle di Baccano.

5 Villa-Livia a prima porta, affreschi I sec. a.C. Museo Nazionale Romano, Roma
Villa di Livia a Prima Porta, affreschi I sec. a.C., Museo Nazionale Romano, Roma

Il Cristianesimo iniziò in quel periodo ad affermarsi nel Territorio Veientano, anche se altri culti orientali già si erano ricavati una loro nicchia, come nel caso del culto di Mithra che ha restituito il meraviglioso pannello, datato al II secolo e proveniente dal pianoro di Veio, anche se purtroppo senza un contesto perché recuperato da scavi abusivi, conservato presso il MAV.

6 Rilievo di Mithra, II secolo d.C., Formello
Rilievo di Mithra, II sec. d.C., Museo dell’Agro Veientano, Formello

L’ultima iscrizione nota sul pianoro di Veio è legata all’Imperatore Costanzo Cloro, padre di Costantino che proprio in Agro Veientano, a Prima Porta, nel 312 raccolse le sue truppe ed ebbe la visione della Croce, che gli permise di battere Massenzio a Ponte Milvio: dal 313 il Cristianesimo, tollerato nell’impero, si diffuse in tutto il territorio veiente, con la fondazione di basiliche (S. Alessandro a Baccano) e di Catacombe (SS. Martiri sulla Flaminia, Catacomba di Monte Stallone a Formello e Catacomba ad nonas, nei pressi della mansio al nono miglio della Cassia, odierna La Storta).

7 catacomba di monte stallone, IV secolo, Formello
Catacomba di Monte Stallone, IV sec. d.C., Formello

L’età romana termina con la cristianizzazione, ma soprattutto con le invasioni barbariche: unni e goti tra fine IV e inizio V secolo giungono a Roma attraverso quelle consolari che ne permisero lo sviluppo, fendendo lungo la Cassia l’Agro Veientano, e determinando l’abbandono definitivo del pianoro di Veio e di molte delle fattorie e ville rustiche sparse e suddivise ormai in grandi latifondi, definiti fundi positi in territurio Vegentano.

Michele Damiani

Fonti

  1. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocristiani del Lazio. I. Etruria Meridionale, Città del Vaticano 1988
  2. Liverani, Municipium Augustum Veiens, Roma 1987

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